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munizioni e tutto il resto poiché né un automezzo, né carretto si puÒ muovere
in quella desolata palude.
Siamo infine giunti sulla sponda del fiume, sfiniti dalla fatica e ci mettiamo
subito al lavoro per costruire una passerella pel passare il fiume, ce l'abbiamo
fatta, passiamo di là ed andiamo ad occupare Pavlograd.
La marcia riparte, sempre tutti a piedi in direzione di Stalino
Si procede con mille difficoltà e lentamente fino alla città di Stalino, sul fiume
Dones, un bacino carbonifero, dovevamo andare in aiuto ai bersaglieri che sta-
vano combattendo in quella città.
Il freddo aumenta, ed aumenta sopratutto la fame, poiché c'è sempre il pro-
blema dei rifornimenti che sono arretrati, disseminati. impantanati in centinaia
di chilometri di percorso, da giorni non arriva niente, e ci si deve arrangiare
come si può, con quel poco che si trova in giro.
Siamo ai primi di novembre, piove da parecchi giorni e fa freddo, siamo sem-
pre impantanati in quella melma più che mai.
E' la ricorrenza dei defunti ed il cappellano Don Biasutti celebra la messa al
campo. Siamo molto commossi al pensiero dei nostri morti che abbiamo
lasciato in Patria, che sembra ogni giorno più lontana che mai, ed ai nostri
morti che lasciamo ogni giorno in questa terra di Russia. E' un momento
solenne di raccoglimento e di spiritualità che ci rinfranca l'animo, e ci rivol-
giamo devotamente a Dio ed alla Madonna che da lassù ci proteggano, noi
sperduti in questa terra straniera, lontani mille miglia della nostra casa, dai
nostri affetti...
La marcia continua, e data l'impossibilità di spostarsi coi mezzi si prosegue a
piedi... ci carichiamo sulle spalle armi e bagagli e si prosegue, senza mangia-
re perché ad ogni piccolo disguido la sussistenza non arrivava.
L'inverno lusso stava avanzando, proseguiamo il cammino sul bagnato, il
cielo è nuvoloso e buio, noi camminiamo nel fango, all'improvviso nevica,
incomincia a soffiare un vento freddo, la terra si gela di colpo.
Per fortuna le macchine dei bersaglieri ci sono venute incontro e ci portano a
destinazione, la battaglia era finita e abbiamo dato il cambio ai bersaglieri,
ormai era tutto bianco di neve, il freddo era pungente e nessuno di noi era
vestito adeguatamente, ma questo non è niente rispetto a quello che avremmo
visto dopo.
Siamo arrivati a Garlovka e siamo accampati in una piccola torretta per la
distribuzione elettrica della luce.
Si è messa la mitraglia sulla torretta e si facevano i turni di guardia di un'ora
ciascuno, da due giorni non si mangiava, siamo accampati sotto la torretta
dentro una baracca che una volta era un pollaio da galline.
Ardia di Savona e Cavicchio di Yaruzze ed io abbiamo acceso il fuoco per
riscaldarci un poco e dare il cambio a chi era di turno di guardia, ad un tratto
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