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e colline e le valli del Piemon- Costigliole Saluzzo, Borgo Antico
te, ben conosciute per le loro
Lbellezze naturali, sono famose
anche per la presenza di centri abi- Castello Rosso,
tati dalla storia secolare. Tra questi,
uno dei più noti è l’affascinante bor-
go medievale di Costigliole Saluzzo,
sviluppatosi sulle colline che domi-
nano la val Varaita, e caratterizzato la gemma di
dalla presenza di tre castelli edifica-
ti in epoche diverse, tra la fine del
Castello Reynaudi. I primi due fu- Costigliole Saluzzo
Quattrocento e gli inizi del Seicento:
il Castello Rosso, il Castelletto e il
rono costruiti a partire dal 1487 sulle
rovine di altri edifici preesistenti e a la parete di fondo è raffigurata la
seguito del definitivo abbattimento Madonna col Bambino, tra San Ge-
delle mura del borgo, mentre il terzo rolamo e San Giovanni Battista, che
fu realizzato soltanto fra il 1617 ed il reca nella mano sinistra un oggetto
1625. ovale giallo, mentre nell’intradosso
Dei tre palazzi il più antico sembra dell’arco è affrescato, tra girali ve-
essere il Castello Rosso. La sua co- getali, il monogramma “IHS”; sugli
struzione ebbe inizio negli ultimi sguinci destro e sinistro si notano
due decenni del Quattrocento, sulle Maria Maddalena e Santa Caterina,
rovine di un precedente maniero, con il nome scritto in basso, incorni-
dalle dimensioni imponenti, che do- ciate da puntini verdi su fondo nero,
veva insistere su buona parte dello un motivo, simulante il marmo, che
spazio complessivo oggi occupato si ritrova negli affreschi realizzati da
dai tre castelli. Come si può dedur- Hans Clemer ad Elva e nel polittico
re dall’esame del cosiddetto “Recinto di Revello.
del luogo” contenuto nel “Regesto delle Questi affreschi, che sono stati attri-
Valbe” (1761), l’edificio venne adibito buiti nel 1969 al Maestro d’Elva da
a residenza dei signori di Costiglio- Perotti, mostrano per la Griseri un
le, a differenza degli altri due castelli piglio “degno di Macrino d’Alba”; in
che avevano invece la funzione di co- anni recenti, giustamente, Lea Anto-
stituire un vero e proprio complesso nioletti e la Gozzano hanno indicato
di difesa all’abitato, proteggendolo quale autore della Madonna il solo
da eventuali attacchi nemici. Clemer e il resto come opera di col-
Alla fine del XV secolo il paese era laboratori. Tutti i volti dei personag-
retto da sette famiglie, i “domini de gi, purtroppo, in epoca passata sono
Costigliolis”. Ognuna di queste fami- stati sfigurati a seguito di atti vanda-
glie – che era divisa in rami distinti ai De Costigliolis una connotazione Antica stampa lici; è così più difficile riconoscere il
e operava anche al di fuori del luo- di nobilissima origine puntando su raffigurante modello della Madonna col Bambino
go sul quale poteva esercitare la sua un cognome – Costanzia – che ben Costigliole che parrebbe vagamente defendente-
signoria – riconosceva come proprio si addiceva allo stemma dei signori Saluzzo sco, tra Sebastiano Fuseri e i Perosino,
signore il Marchese di Saluzzo, nei di Costigliole (con dieci costole a sim- orientando verso una datazione tra il
cui confronti era tenuta al giuramen- boleggiare la località stessa) e che, primo e il secondo decennio del Cin-
to di fedeltà. Indubbiamente i diritti al tempo stesso, era collegabile a un quecento. Se le mani dei personaggi
vantati su Costigliole da queste fa- personaggio le cui fortune erano sta- sembrano ispirarsi a Clemer, spie di
miglie dovevano essere molto va- te create dagli stessi Marchesi e che una personalità diversa e segni di
sti e radicati, se i Marchesi qui non quindi poteva rivelarsi particolar- una qualità inferiore sono la piattez-
ebbero mai loro castellani. La prima mente adatto a contrastare ogni dub- Affresco della za del Battista e i contorni semplifi-
“Carta delle Libertà” dei costigliolesi bio sulle origini patrizie dei signori Madonna cati; disinvolto è il paesaggio dietro
fu inoltre concessa non dal Marche- di Costigliole. col Bambino la cortina centrale, dipinto con ocra
se, ma direttamente dai signori del Le vicende dei Costanzia seguiro- gialla e verdeazzurro insolitamente
luogo nel 1341. A partire dal Cinque- no quindi le sorti del marchesato di vividi. Il noto critico enogastronomi-
4 cento i membri della famiglia che Saluzzo finché, nel secolo XVII, col co Edoardo Raspelli ha così descrit-
passaggio ai Savoia, questi ultimi in-
esercitava il dominio su Costigliole
to Castello Rosso e il suo suggesti-
cominciarono a essere indicati con nalzarono a nuovi signori del paese vo giardino all’inglese: «il posto è di
il nome di Costanzia, volendo,in tal i Crotti, che gli stessi Savoia intitola- grande bellezza, recuperato, salvato con
modo, avvalorare la loro discenden- rono a Conti di Castigliole. E furono attento lavoro, ripulito ma non stravolto.
za direttamente da Guglielmo Co- proprio i Crotti a far ricostruire qua- novo di torri, cortine e bertesche dal- ra del primo sul fronte Sud. Torri merlate, cupolette da avvistamen-
stanzia, personaggio di grande pote- si per intero il Castello, gravemente le forme medievaleggianti. Dal pun- All’interno del Castello Rosso, a ri- to, un gruppo di case tutte dagli antichi
re e prestigio a cui, il 22 aprile 1215, danneggiato dai soldati francesi nel to di vista architettonico il castello vestire una nicchia (probabilmente tetti di coppi protetti da un tenebroso
il Marchese Manfredo II di Saluzzo 1691. si presenta oggi con un impianto ad d’altare, in origine) è presente un alato grifone … accanto a voi, nelle loro
aveva concesso l’investitura su Co- Nel corso dell’Ottocento, in occasio- “U” asimmetrica, il cui corpo mag- prezioso ciclo di affreschi sulla Ma- dimensioni addirittura gigantesche, pini
stigliole. In realtà, alla luce di studi ne delle nozze di un membro della giore, con due torri sul lato meridio- donna e alcuni Santi attribuibile ad sòfore, tassi spiccano tra enormi cespugli
recenti, questo documento di investi- famiglia, Michele, con una nobile nale in corrispondenza delle due sca- Hans Clemer, il Maestro d’Elva, un di oleandri, rododendri e azalee. Il tutto è
tura appare quanto meno dubbio sia francese, l’edificio fu modificato se- le, si sviluppa lungo l’asse longitudi- pittore fiammingo naturalizzato fran- tenuto nell’ordine più preciso e romanti-
per l’incongruità della datazione sia condo il gusto neogotico, all’epoca nale Est-Ovest; ad esso si àncora un cese che fu molto attivo nella zona di co: il tramonto, qui, è sogno».
per l’utilizzo strumentale che ne sa- molto in voga: fu così privilegiato fabbricato minore, a “L” chiostrato a Saluzzo tra la fine del Quattrocento A cura dell’Ufficio Turistico
rebbe stato fatto: quello cioè di dare il restauro, se non la costruzione ex piano del parco e di parziale chiusu- e i primi anni del Cinquecento. Sul- del Comune di Castigliole Saluzzo
a manifattura genovese della carta
ebbe origine intorno al XV secolo
Lnella Val Leira, favorita dalla pre-
senza di torrenti ricchi d’acque dal flusso La manifattura
costante, condizione necessaria a produrre
l’ energia per il funzionamento di grandi
ruote motrici, utilizzate, ancor prima che
dalle cartiere, dai mulini e dalle ferriere cartaria genovese:
esistenti nel territorio. Per tutto il Cinque-
cento la carta che si consumava in gran
parte d’ Europa era prodotta in Italia e le
zone del genovesato, di Voltri e di Mele, una favola
bagnate dal torrente Leira, appunto, di-
vennero famose in tutto il mondo per le
pregiate caratteristiche della loro carta,
fabbricata a mano foglio per foglio utiliz- durata 500 anni
zando fibre tessili come canapa, cotone e
lino, che la rendevano molto solida e resi-
stente all’usura del tempo. del Museo l’allestimento del primo labo-
Per difendersi dai tentavi di contraffazio- Il Museo con la ruota ratorio di produzione esclusivamente ar-
ne dovuti alla richiesta sempre più elevata del mulino tigianale di carta della Liguria. Una volta
di un prodotto di qualità, la Repubblica di Interno del Museo formato il personale competente, è stato
Genova fu addirittura costretta a vietare di Mele aperto un bookshop dedicato alla vendi-
l’emigrazione dei paperai (papè, in ligure, ta diretta di pregiati manufatti realizzati
significa carta). Nel XVIII secolo, che segnò all’interno del Museo secondo tecniche
l’apice della produzione, nel bacino del subito è stata la collocazione nelle sale di portate avanti ormai soltanto da cinque
Leira si potevano contare quasi un centi- un opificio storico, l’antica cartiera Piccar- realtà in Italia. Il ritorno di un mestiere da
naio di cartiere, ma, a partire dal XIX seco- do, edificata nel 1756 e attiva fino al 1985. tempo scomparso ha permesso così di ri-
lo, con l’avvento delle macchine a vapore, Il centro offre la possibilità di ricalcare il prendere un’arte che tanta fortuna ha por-
ebbe inizio una progressiva decadenza: percorso compiuto dagli stracci di fibra tato a questo territorio desideroso di tra-
l’acqua, indispensabile per il funziona- vegetale e dalla carta da macero per diven- mandare le sue eccellenze e tornato, oggi,
mento dei macchinari, fu soppiantata da tare nuova carta: vengono così raccontate di nuovo vivo. Macchinari d’epoca situati
nuove fonti di energia e le cartiere potero- antichissime storie fatte di uomini, donne, in loco ancora perfettamente conservati
no essere installate in luoghi meno impervi sacrifici e fatica. La nuova organizzazione e percorsi multimediali all’avanguardia
rispetto alle strette valli genovesi. degli spazi e una comunicazione basata sul accompagnano gli alunni delle classi che
Nel 1997 a testimonianza dell’antico sa- coinvolgimento diretto trasmettono ai vi- sempre più numerose visitano il Museo
pere che tanta importanza ha avuto per lo sitatori il ricco patrimonio culturale di una coinvolgendoli in tutte la fasi della produ-
sviluppo economico e culturale del territo- popolazione la cui economia è stata retta zione cartaria, sia di tipo artigianale sia di
rio, è stato inaugurato a Mele il Museo del- dalla carta per più di 400 anni. tipo industriale.
la Carta. Ciò che lo ha contraddistinto da A partire dal 2014 è cominciato all’interno Giuseppe Traverso