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Gian Genta, nato Savona dove risiede
e lavora. Assiduo frequentatore dei cir-
coli e della scuola artistica albisolese,
si è dedicato al mondo dell’arte, po- Vetrine d’Artista
nendo la propria energia comunicati-
va alternativamente al servizio della
scrittura e della scultura. Nel 2002 è
uscita la sua prima raccolta di imma-
gini e pensieri, Fiori di Ortica; nel 2005
ha pubblicato il secondo libro di versi presso la sede centrale
e aforismi dal titolo Passato accanto con
una copertina che ha visto l’interven-
to di Gianni Celano Ginnici, l’eclettico
artista con il quale Gian Genta, oggi della Banca Carige di Savona,
impegnato quasi esclusivamente nella
ceramica. ha condiviso i migliori mo-
menti culturali della Albisola anni ‘70. riassunto delle esposizioni dell’anno 2017,
E ad Albisola nascono ancora oggi le
sue ceramiche: straordinarie figure, re-
alizzate in tre cotture a 980°, con ma- a cura di Silvia Bottaro
gica plasticità nella quale il linguaggio
scultoreo si fonde con il linguaggio pit-
torico gestuale, che scivola sull’argilla
sapientemente manipolata tra ossidi
e smalti. In questa vibrante tavolozza
poetica applicata alla materia gli echi
dei grandi maestri del Novecento ven-
gono risolti in una personale chiave
stilistica attraverso una sensibile co-
lorazione che dà ritmo ai volumi. Nel
2011 Gian Genta è stato selezionato
alla Biennale di Venezia col padiglione
Italia tra gli 85 artisti italiani maggior- Enrico Protti, Inverno a Ca’ de Ferrè, 2010, Marco Longone, In fondo a quello che resta, 2016,
olio su tela, cm. 70x100
mente rappresentativi scelti da Vittorio olio su cartone telato, anno, cm. 21x29
Sgarbi. Una sua scultura, Il gallo, è
esposta in permanenza nel ”Giardino
dell’arte” del Castello Enrico II del Car-
retto a Millesimo e una testa di donna,
raccolta e silente, è collocata nel “Mu-
seo d’arte sacra contemporanea Santa
Rossello” a Savona.
Enrico Protti. Ha spesso elevato a pro-
tagonista dei suoi quadri il paesaggio
della vallata del Santuario di Savona,
un paesaggio mai uguale, che varia a
seconda delle stagioni, della luce, della
neve, del gelido vento di tramontana
che, in inverno, scuote gli alberi spogli
dei boschi cedui e di quelli semprever-
di. Sembra che Protti voglia ricreare
il paesaggio, ma anche le storie degli
abitanti, e lo stupore del contadino
Antonio Botta di fronte alla Madonna Gianni Pascoli, Il Mondo è di tutti rispettalo,
di Misericordia che, nella vallata, gli olio su tela, cm. 50x60
era apparsa il 18 marzo 1536: sorpresa Gian Genta, Amba Rabacci, 2011,
mai sopita fino ad oggi, vivificata dalla ceramica ossidi e smalti in diverse cotture, cm. 25x45x2
fede e dalla tradizione, anche se, ogni
giorno che passa, si fa più forte il peri-
colo dell’oblio.
La natura è il cuore delle storie narra-
6 te da Enrico Protti, con una tavolozza
assai ricca e tecnicamente ineccepibile.
Sembra che nelle sue opere cerchi quel Paolo Pastorino, Balckhole, 2017, Gimo Marino, La scelta,
granello di felicità, che tutti possedia- sferoide di semirefrattario con interventi a mano, acrilico su tavola, cm. 90x90 ca.
mo al momento della nascita, e poi decorazione in ossidi e smalti metallici,
costantemente ricerchiamo. Un altro cm. 40 diam.
elemento col quale Protti riesce a dare
universalità al suo “vedere” e “ raccon-
tare”, è rappresentato dagli spunti trat-
ti dall’ antica pittura nordica, alla quale
si sente prossimo per sentimento. Ama
il particolare descritto non fotografica-
mente, ma scandagliando intimamente
geografie a lui quotidiane perché, co-
noscendo bene il proprio microcosmo,
riesce a costruire mondi che, seppur
considerati periferici o appartati, rie-
scono a divenire patrimonio collettivo,
financo con qualche accento legato
all’espressionismo, soprattutto nelle
sue vedute veneziane. I suoi silenti
paesaggi innevati ricordano nell’im-
postazione la grande pittura di Hans
Brueghel il Vecchio, allontanandosene
tuttavia perché mai figura umana vi
è presente, così come mancano riferi-
menti mitologici o allegorici. Pittura
di poesia, quindi, ricca di suggestioni,
con brani di bravura anche solenne
ravvisabili nelle parti monumentali e Raffale Collina, Paesaggio indiano (Dehra Donn), 1943,
nell’’attenzione posta ai ruderi archi- Mirella Fiore, Composizione floreale estiva, 2014, olio su tavoletta, cm. 58,5x42,1, coll. Priv.
tettonici che Protti descrive con accu- olio su tela, cm. 50x30
ratezza e fedeltà di memoria, mai fine
a se stessa.
Gianni Pascoli, savonese di nascita ma Italia (Savona, Milano, Bologna, Geno- ta, aveva felicemente definito come la spiazzanti. Appare evidente, comun- collages di cose viste e pensate, ri- nelle sue più differenti tipologie im-
cairese d’adozione, noto da decenni va, Venezia, San Daniele del Friuli, Udi- “piccola Atene” del Novecento. Arte e que, la sua gioia di vivere e il suo cordate, poi, con particolari tratti da pegnandosi a disseminare, con diver-
per il suo talento e l’eleganza forma- ne, Padova, Genova, Bari, Pordenone, vita s’intrecciano dai mitici anni ’60 e desiderio di conversare con l’osserva- immagini che dovute a una sorta di se tecniche, il suo “segno” e la sua
le delle sue opere, ha cominciato ad Cherasco, Albisola dove ha tenuto, nel ancora oggi fermentano in un territorio tore attraverso la proposizione di un alchimia chimica. Tuttavia il suo non fantasia. Al termine dell’impegno la-
appassionarsi all’arte fin dall’infanzia 2017, un’importante personale a Poz- rimasto operativo, nonostante la scom- universo espressivo molto personale, è uno spazio fotografico; mi pare, in- vorativo, ha finalmente potuto colti-
sotto la guida del pittore friulano Do- zo Garitta per il Circolo degli Artisti) parsa di molti famosi artisti di un tem- dovuto a tutte le emozioni dei colori, vece, uno spazio di memoria, che ha vare completamente questa sua antica
menico Bortoluzzi. Dopo aver frequen- e all’estero (Parigi, Vienna, Istanbul, po. Longone ne è una chiara dimostra- perché il colore potenzia passione e una forte base nella realtà. Ogni di- passione, frequentando con assiduità
tato l’Istituto d’Arte di Acqui Terme, Bruxelles, Efeso, Sidney, Salvador da zione. Dalla sua attività primaria, ben tormento, ardore e gelo. pinto è, perciò, il risultato di un pro- corsi di disegno a vari livelli: acqua-
ha perfezionato la sua preparazione Bahia). La sua è un’arte che cattura lo lontana dal mondo dell’arte, trae, però, cesso personale, di una ricerca della rello, pittura ad olio, ceramica. I suoi
studiando all’Accademia di Firenze sot- sguardo ed emoziona per l’armonia del la forza e il desiderio di guardare oltre Gianni Nattero, molto sensibile e libertà, molto emozionante e sponta- dipinti vivono tra finzione e realtà e
to la guida di Primo Conti e, nel 1974, colore. Donne leggere come ballerine con una visione “serena” dell’esistenza, originale, nelle sue opere si alterna- nea. Nascono, così, alcuni paesaggi non disdegnano una vena narrativa,
ha terminato gli studi all’Accademia classiche; chitarre e pianoforte che ac- sulle ali dello spirito e della ricerca mos- no pennellate dense e colori morbi- dell’anima nei quali il silenzio divie- sempre risolta in chiave personale e
di Brera dove ha avuto come maestri compagnano con melodie popolari gli sa da viva curiosità. La sua opera spazia di e luminosi che tratteggiano ferite, ne esercizio contrapposto al rumore moderna. Ama scandagliare con stile
Ilario Rossi e Pompeo Borra. Nel corso sguardi di giovani fanciulle leggiadre da temi antichi (sui valori della vita che scosse e mappe telluriche nel tessuto del vedere contemporaneo, e si pone molto originale varie tecniche pas-
degli anni ha sperimentato con succes- e garbate, fiori e frutti rigogliosi di un ricordano le poesie del principe Antonio culturale contemporaneo: ogni dipin- come scandaglio del reale allo scopo sando dal disegno bianco e nero alla
so varie tecniche (dalla ceramica all’ verziere poetico, passione per le veloci de Curtis, in arte Totò, e, in particolare to è un’idea. Colpisce l’uso espressivo di far emergere la natura in tutto il china, dal carboncino alla sanguigna,
incisione, all’affresco, fino al restauro) auto d’epoca, sguardi che trascorrono la sua famosissima ‘A livella) al dialogo del colore, con la scelta di tinte forti, a suo mistero. Nattero mette in gioco e mette in luce, in tal modo, versati-
pur conservando una predilezione per dal paesaggio marino alla maestosità con la realtà contemporanea. Ne è un volte acide, psichedeliche che sospen- un linguaggio pervenuto attraverso lità, curiosità e capacità tecnica. Ha
olio e l’acquarello. La sua caratteristica del Monviso: questo è il multiforme, va- esempio il suo modo di scandagliare dono l’immagine tra sogno e realtà, espressioni e codici non disciplinari, partecipato ad alcune mostre collet-
predominante è uno stile figurativo e riopinto e costitutivo mondo iconogra- il fondali marini alla ricerca della vita avvicinando le sue opere, in qualche teso, in qualche maniera, all’astrazio- tive, proponendo sempre soggetti
una gamma coloristica incredibilmente fico di Gianni Pascoli. primordiale, accesa dai colori del coral- misura, ad alcuni grandi maestri del ne, all’impalpabile emozione di certe diversi. La metodologia della Bracco
vivace, che si esprime in un’esplosione lo e della poseidonia marina. In questa colore, penso a Bonnard che riesce a linee tracciate dire, in un illusorio è in apparenza semplice, misurata,
di colori, per la quale è stato accostato Marco Longone, voce sostanzialmente ricerca lo guida una curiosità limpida creare, appunto con il colore, uno smarrimento, tra disorientamento e però mai banale, sempre inequivoca-
al maestro Sassu in un’antologica alle- nuova nel panorama degli artisti nati in per i misteri, i riti, le diverse realtà (an- spazio tra ciò che sta osservando e ciò rinuncia all’intenzionalità, seguendo bile, giocata tra introspezione, analisi
stita ad Alba nel 2010 dal titolo, appun- Liguria o che, comunque, hanno trovato che quelle negative causate dall’uomo), che è contenuto nel suo pensiero. un personalissimo moto surreale. interiore e una certa vena ironica, a
to, “Gianni Pascoli e Aligi Sassu, la poe- la possibilità di esprimersi ad Albisola cercando di evadere da tutte le nostre Quelle di Nattero sono opere evo- volte mordace, caratteristiche che
sia del colore”. Ha esposto in numerose – la città che Milena Milani, di cui ricor- prigioni, reali e metaforiche, con forme cative, che nascono probabilmente Lucia Bracco, artista poliedrica, fu- sanno rendere appieno la realtà nelle
personali, collettive e fiere dell’arte in re quest’anno il centenario della nasci- e colori intensi, a volte poetici, a volte da visioni oniriche. Intese più come nambolica, ha sempre amato l’arte, sue figure e nei vari soggetti conce-