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ATTI DI MORTE
“Joseph Rubeus q. Sebastiani aetatis annorum sexaginta novem
circiter in communione S.M.E. Receptis SS. Sacramenta
penitentiae, viatici et extremae unctionis obiit heri et sepultus
fuit in tumulis communis ecclesiae.” Giovanni Rosso fu
Sebastiano, di 69 anni circa, in comunione con la S.Madre
Chiesa, dopo aver ricevuto i SS. Sacramenti della penitenza, del
viatico e della estrema unzione, morì ieri e fu sepolto in una
tomba comune della chiesa.
Come abbiamo già visto, gli atti parrocchiali servivano per
testimoniare una vita cristiana, iniziata con battesimo, passata
attraverso il matrimonio e giunta alla fine ricevendo i tre
sacramenti fondamentali che preparavano al giudizio di Dio. Il
morente veniva confessato, riceveva l'ultima comunione, detta
viatico perché l'aiutava ad affrontare la via verso l'aldilà, ed
infine gli veniva data l'estrema unzione.
Non sempre però il fedele era in grado di affrontare con lucidità
la preparazione all'agonia ed il sacerdote segnalava con scrupolo
in quale situazione era stato trovato il morente (1).
Alcune assoluzioni sono date “sub conditione” perché non vi è
stata confessione: Bartolomeo Rosso ha perso la facoltà di
parlare Antonio Maria Benso è “corruptus a morbo” tanto da
non riuscire a confessarsi; Francesca, vedova di Giuseppe Basso
(2) è in delirio
Battista Lottero invece, dato che si era confessato e comunicato
solo due giorni prima in chiesa, riceve solo l'estrema unzione.
Nel 1736 muore M.Pellegrina madre del parroco Gio Maria
Boccalandro. Nell'atto di morte, scritto da un suo collaboratore,
si dice che è stata colpita da una apoplessia che le impediva la
parola, ma che, prima di morire, “per una speciale grazia è
ritornata in sé e ha ricevuto i sacramenti”.
XIX