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parente stretto a cui appoggiarsi. Nel 1701 è registrata Apollonia
vedova di Tommaso Bado che vive con la figlia Tommasina di
11 anni; la situazione è immutata nel 1717, ma don Bado che,
come abbiamo detto, è più attento ai particolari, aggiunge che
Tommasina è cieca. Due anni dopo muore Apollonia lasciando
sola la figlia, di cui, a questo punto, si sarà presa cura la
parentela, visto che la sua morte avviene a Spotorno nel 1745.
Mentre alcune vedove senza figli continuano a vivere da sole
sino alla morte, altre si riuniscono o rimangono con le sorelle
nubili, oppure, come nell'interessante caso di Gironima vedova
di Giovanni Rosso, dividono la casa con una nubile loro amica o
parente, in questo caso Caterina Gamba. Alcune vedove si
trasferiscono presso altre famiglie: una vedova Berlingeri, Maria
Rosso, vive con un'altra vedova Berlingeri, Caterina, che è la
padrona di casa, visto che è elencata per prima. Maria porta con
sé il figlio Lazzaro e, successivamente, si riunisce a lei il padre
Lorenzo. Altre vedove sembrano inserite in famiglie con cui non
hanno parentela, in certi casi come aiuto domestico come
Caterina vedova Perteghero che vive con il vedovo Gio Antonio
Buccelli padre di tre figlie.
Almeno una vedova riesce a sistemarsi con una certa
disinvoltura: Apollonia, rimasta vedova di Benedetto Massarino
di Savona, si stabilisce da sola al Monte e dopo due anni,
benché sulla quarantina, sposa Pietro Lottero che risulta avere
una decina di anni meno di lei.
Anche la vita delle nubili ruotava intorno a quella dei maschi di
famiglia: prima vivevano con il padre e poi con un fratello. Se
non vi erano fratelli si riunivano ad una sorella vedova o
sposata. Sono rari i casi di sorelle nubili che continuano a vivere
sole nella casa paterna come Maria Francesca e Maria Agata
Narisano, non prive di mezzi visto che con loro è registrata la
“famula”, cioè la serva, Maria Angelina.
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