Page 37 - BOZZA 12 gennaio 1
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Lo scenario che circondava la Cittadina di Spotorno un secolo fa era molto differente
            da   quello   che   si   presenta   oggi,   le   foreste   originarie   litoranee   erano   costituite
            principalmente da: pino marittimo, quercia da sughero, leccio, pino d'Aleppo, erica.
            Lo sfruttamento del bosco in modo massiccio per l'impiego del legname destinato a
            diverse attività economiche provocò la sua irreversibile trasformazione, fra cui:
                •   l'utilizzo del legname a fini cantieristici, attività che interessò tutta la zona di
                    ponente della Liguria, il faggio (per i remi), l'olmo, l'olivo, il noce, il carpino,
                    il cerro forniva i cantieri di Savona, Albenga e Alassio;
                •   la nascita di fonderie e vetrerie, che, con lo sviluppo industriale del '700,
                    impiegava una gran quantità di legname; in particolare per la Provincia di
                    Savona: le vetrerie di Altare, Osiglia e Calizzano;
                •   il commercio dei pali, richiesti dagli agricoltori della piana di Albenga e da
                    tutto il ponente, da Finale a Bordighera, che ha avuto il suo massimo sviluppo
                    tra gli anni venti e quaranta del Novecento;
                •   l'utilizzo del legname per le fornaci di calce molto attive e necessarie per
                    l'attività edilizia, e per la formazione del carbone mediante la “carbonaia”, una
                    pratica redditizia anche se piuttosto complessa;
                •   di notevole interesse erano i ceppi di erica, usati per costruire le pipe, un legno
                    molto ricercato e pregiato.7)


            Fra le attività  più significative legate al bosco e praticate a Spotorno si ricordano: un
            cantiere   navale,  attivo,   fino  al  1893,  impiantato   dai  F.lli  Cadenaccio   di  Sestri
            Ponente che costruiva navi (brigantini e golette) anche di grandi dimensioni, cantiere
            a cui parteciparono anche i fratelli Angelo e Francesco Siccardi in qualità di caratisti,
            ed una fornace di calce, attiva fino al secondo dopo guerra e la cui vita è descritta, in
                                                       un racconto, da Clelia “Lina” Sbarbaro
                                                       (ricordando le parole della zia Benedetta,
                                                       testimone di una ingiustizia): ...“le donne
                                                       del Paese uscivano ogni mattina al buio per
                                                       andare a far legna nei boschi … al ritorno
                                                       portavano   le   fascine   alle   Fornaci   e   in
                                                       pagamento ricevevano   un pezzetto di carta
                                                       spendibile solo agli spacci convenzionati con i
                                                       proprietari   delle   fornaci...il   bene   trova   a
                                                       stento poco spazio...”.*


                                                       Attualmente i boschi ad alto fusto sono
                                                       stati   sostituiti   dalla      macchia
                                                       mediterranea  che cresce spontanea  ed
                                                       è ormai diffusa in tutto il fronte mare.

                                                       Foto: fascine di legna pronte per essere impiegate nella
                                                       fornace di Spotorno.
                                                       * Pinuccio Bausone, Bruno Marengo e Giuliano Meirana
                                                       hanno tratto dal racconto una commedia messa in scena,
                                                       nel 2019, dal gruppo teatrale “Le fornaci di calce” del
                                                       Circolo Socio Culturale “Pontorno”.
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