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ABITUDINI ALIMENTARI CONTADINE
In un paese a vocazione prevalentemente agricola come Spotorno, la cucina era
basata su ingredienti poveri, ricavati dalla campagna e prodotti quasi esclusivamente
in loco.
La preparazione dei pasti era compito delle donne, le quali, finito di filare, tessere o
accudire le bestie nella stalla, si impegnavano con tutta la loro capacità e fantasia a
confezionare, con quello che avevano a disposizione, un pranzo per tutti.
In genere si trattava di un piatto unico, con cavoli, o rape in inverno, fave o piselli in
primavera, fagioli o pomodori in estate, tutti
accompagnati con patate lesse.
Le verdure erano spesso arricchite con i
“FRISCIÊU” (frittelle salate): di zucchine,
cipolle, carciofi, e qualche volta anche di
baccalà.
In ogni casa la padella di ferro colma di olio per
friggere era sempre pronta: i frisceu, ancora
caldi venivano portati dalle donne nelle
campagne avvolti nel “mandillu da gruppu”
affinché gli uomini non perdessero tempo per
recarsi a casa per il pranzo.
Alla sera non poteva mancare il minestrone,
cotto per ore e ore sulla stufa a legna e a fuoco
lento; il giorno dopo, ben solidificato “che si
tagliava col coltello...” era anche più buono...
Nei giorni di Festa si preparavano “i piatti della tradizione” rigorosamente fatti in
casa che, nella loro semplicità, erano espressione di una cucina naturale e genuina.
Per l'occasione si consumava la carne, di piccola stalla o cortile; erano inoltre
d'obbligo i ravioli, di bietole o borragine, le tagliatelle al sugo di funghi o ragù, la
cima ripiena di erbe, aromi e uova.
Fra i piatti tipici occorre citare lo zimin di ceci, la buridda di stoccafisso, poi i
ripieni di tutti i tipi e la farinata detta anche “turtellassu”.
Pur essendo un paese in riva al mare, anche a Spotorno era abitudine procurarsi il
cibo dalla campagna; il consumo di pesce era limitato al “pesce azzurro” cioé
sardine, acciughe, bughe, sugarelli, laxerti, che veniva preparato prevalentemente
fritto, erano pressoché sconosciuti i pesci pregiati.
Tutti i piatti erano conditi con l'immancabile olio d'oliva, il valore aggiunto della
cucina ligure, a cui non può mancare il profumo delle erbe naturali e selvatiche:
basilico, origano, menta, timo, finocchio, maggiorana ecc.
Foto: il tipico “mandillu da gruppu”
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