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Il Comune di Spotorno, nella persona del
Sindaco Scatti Ernesto, autorizzò l'Opera Pia
Siccardi, con decreto del 4 gennaio 1955, alla
vendita al minuto: “del vino ricavato dai propri
fondi per giorni 60, per un totale di lt. 5.000”.
Della vendita si occupava direttamente il
Fattore che registrava scrupolosamente in
annotazioni giornaliere ogni singola vendita:
risultano fra gli abituali acquirenti anche Mons.
Aragno, il Notaio Pendola, il poeta Toso
Cipriano, Vallega Vittorio e altri.
Era consentita inoltre la vendita del vino col
sistema del “ramo di pino” (a râma), che
consisteva nell'esporre un ramo di pino sulla
porta di casa per segnalare che lì si poteva
comprare il vino, (di solito quello più scadente e
a prezzo inferiore).
Gli uffici dell'Ente, monitoravano i diversi tipi di vendita, come dalla tabella da cui
si evince che nel 1954 la vendita effettuata col “ramo di pino” diede un incasso di £.
85.938, mentre nel 1955 la vendita di una quantità pressoché uguale di vino, - lt.
8.300 - al minuto, diede un incasso di £. 94.214, con un incremento di £. 8.276.
Vigeva però ancora l'usanza di assegnare al Colono solo 1/3 del vino prodotto, per
questo con nota del 12 ottobre 1956 tutti i mezzadri rivolsero un'accorata istanza
all'Ente:
“...per poter ottenere fin dal corrente
anno la perfetta metà del vino, anziché
l'attuale terzo di cui essi godono...le
difficoltà in cui versa l'agricoltura italiana,
ed in modo particolare quella della nostra
zona che come noto deve contare su un
reddito minimo...che possa almeno in
parte rendere loro meno dura l'esistenza
che devono condurre lavorando dall'alba
al tramonto sostenendo tutte le privazioni
possibili...”
La concessione di questa richiesta fu
accettata dall'Amministrazione dell'Ente a
partire dall'anno successivo.
Foto in alto: barile (caratellu) per la conservazione del vino
dopo i travasi dalle botti di grandi dimensioni.
Foto in basso: lettera dei mezzadri ad Opera Pia per perorare
la concessione della metà della produzione del vino.
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