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Gli anni '60 furono il momento di massima produzione delle “albicocche Siccardi”,
divenute famose e molto richieste, in tutto il paese di Spotorno c'era un gran fermento
e andirivieni di mezzi di tutti i tipi, carichi di frutta pronta per la spedizione che
avveniva tramite corriere nei grandi mercati di Genova, Milano, Torino.
Diversi mediatori operavano nei
punti di raccolta, dove alcune
donne provvedevano a
confezionarla dentro alle apposite
cassette e suddividerla per qualità e
misura, fra questi: Berto Cassissa,
Maio Nino i Costa di Ceriale, F.lli
Sirito, Società cooperativa Vallarino
di Vado.
Dai tre principali magazzini situati:
uno presso la cooperativa agricola
in via Garibaldi, uno presso i “tre
pini” (incrocio fra via Francia e via Verdi) ed il terzo in p.zza Aonzo all'inizio di Via
De Maestri, la frutta veniva trasporta presso “la piccola”, una costruzione a lato est
della stazione ferroviaria, in cui ogni giorno veniva riempito un vagone di confezioni
per la spedizione.
L'Opera Pia Siccardi, con lettera del Presidente Gigetto Novaro del 27 giugno 1962,
diede precise indicazioni per la vendita della frutta: “...confermiamo la necessità,
nell'interesse reciproco, che i mezzadri dell'Ente seguano le seguenti norme:
- in linea di massima il raccolto deve essere consegnato, nei modi più acconci per una
redditizia realizzazione ad un mediatore facente capo alla “Cooperativa Agricola
Spotornese”, ove il mezzadro abbia altri
intendimenti il sottoscritto è pronto a
discuterli nel rispetto dei reciproci interessi;
- in qualunque caso le bollette di consegna
dovranno essere subito consegnate
all'ufficio di segreteria per le necessarie
registrazioni e successive liquidazioni al
quale provvederà, come giusto, l'Ente
stesso, rendendone, naturalmente conto al
mezzadro interessato.“...
l'Ente conta sullo spirito di comprensione
di ognuno per la cordiale realizzazione di
quanto sopra che, si vuole ripetere, è
nell'interesse di tutti....”.
Foto in alto: lo scalo merci a est della stazione in una
cartolina del 1925
Foto in basso: 1950 Francesco “Checco” Testa e Giuseppe
“Beppi” Rosa trasportano i platò di albicocche con il mulo,
scortati dal piccolo Ino Canepa.
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