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L’uliveto anche quando era su piccole fasce o zone scoscese veniva prima arato – in
            autunno - con l’ausilio di buoi o muli; era inoltre abitudine inserire gli alberi da frutto
            sui bordi delle fasce o nelle rive non coltivate per non “rubare” terreno fertile alle
            coltivazioni annuali. Si perpetuava così la cosiddetta maxera uliveti contenuti in bassi
            recinti di pietra.
                                                                La raccolta delle olive veniva
                                                                fatta   a   mano,   da   novembre   a
                                                                marzo,   solo   alla   fine
                                                                dell’inverno   si   battevano   con
                                                                lunghe canne quelle poche olive
                                                                che ancora erano rimaste sulle
                                                                punte,   peraltro   altissime   in
                                                                quanto non si usava potare le
                                                                piante come ai giorni nostri.
                                                                Normalmente la raccolta a terra
                                                                veniva   fatta   dalle   donne,   era
                                                                detta   appunto   la  “brucatura”
                                                                perché   raccolte   con   le   mani,
            mentre la “abbacchiatura”, ossia lo scuotere le piante con lunghe canne, era fatta
            dagli uomini.
            Numerose erano le varietà di ulivi: le più coltivate a Spotorno: colombaia,  murtina,
            taggiasca,  leccine, pignöe.
            Nel  tempo   furono  fatti  molti  tentativi  per   selezionare  le   migliori  in   termini  di
            produzione e qualità; poiché la pianta di ulivo è molto longeva e cresce lentamente, si
            praticavano gli  innesti  su piante già adulte per poter sfruttare la pianta in piena
            attività e verificare la resa delle nuove produzioni.
            Un'usanza particolare, che veniva praticata in quasi tutta la Liguria, era il “diritto di
            spigolatura” ossia il permesso, per chi non aveva terreni, di recarsi nelle fasce per
            racimolare le poche olive rimaste dopo la raccolta.


            Gradualmente anche a Spotorno, altre colture ritenute
            più   redditizie   sostituirono  gli   uliveti;   nel   primo
            dopoguerra scomparvero del tutto alla Collina e nella
            zona   della  Serra,   a   seguire   anche   nella   zona   del
            Montino.
            Al momento attuale solo un'azienda agricola nella
            zona di Laiolo ha una produzione importante di olio
            d'oliva, per il resto sono rimaste sporadiche piante
            qua e là alternate ad alberi da frutto.
            L'Opera Pia Siccardi ebbe solo limitate entrate dalla
            vendita   di   olio,   nei   primi   anni   '50,   in   quanto   la
            famiglia Siccardi aveva già provveduto a sostituire
            gli uliveti con altre coltivazioni.
            Foto sopra: raccolta delle olive in una foto d'epoca
            Foto sotto: un innesto su pianta adulta
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