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Gli introiti dalla vendita della frutta furono
costanti e significativi per il bilancio
dell'Ente fino agli anni '70.
Nel decennio successivo si la perdita di
ulteriori Coloni che ad uno ad uno
lasciarono le terre per altre attività: dei
tredici Coloni originari ne rimasero sei in
attività.
I prezzi di vendita dei prodotti agricoli
aumentarono nel corso degli anni con
l'aumento del tenore di vita e per qualche
anno compensarono il graduale calo di
produzione, infatti il prezzo delle
albicocche, ad esempio, passò da 80 -100 £.
al kg degli anni '60 ai 1.000-1.200 £. negli
anni '70.
Nel 1980, ultimo anno di cui l'Ente registrò
gli incassi relativi alla vendita della frutta, la quota parte dei Coloni fu così indicata:
Cerisola Maria £. 300.000, Ravera Anna ved. Valle £. 956.000, Menarello Leopoldo
£. 627.000, Bertazzoli Maria ved. Calcagno £. 508.000, Calcagno Maria £. 419.000, Toso
Felice £. 270.000.
Nel decennio che seguì, con l'applicazione dei patti agrari i rapporti con i Coloni
furono regolati da contratti d'affitto calmierato sulla base della normativa intervenuta,
ma il calo dell'attività agricola era ormai inesorabile, i tempi erano definitivamente
cambiati: le attenzioni erano rivolte verso altri lidi più remunerativi.
Il cancello ancora esistente a metà di via Verdi ricorda l'orto confinante col vicolo
delle strette di Toso Giacomo,“l'ortu du Giâ”, dove la ditta Costa di Ceriale aveva il
punto di raccolta: affacciandosi all'ingresso dell'orto si era invasi da un dolce
profumo e dallo scintillio di una distesa di albicocche brillanti al sole.
Foto in alto: bolla di spedizione della frutta firmata dall'agricola spotornese
Foto sotto: il cancello dell'orto in dove si raccoglievano le albicocche e la moto di Toso Giacomo
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