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Le   coltivazioni   agricole   erano   seguite   da  Cerisola   Giuseppe,   soprannominato
            “Beppe u fattû”, in seguito citato come “Il Fattore” il quale, già uomo di fiducia
            della famiglia Siccardi, mantenne anche col nuovo Ente il compito di coordinamento
            delle colonie agricole mettendo a disposizione la sua conoscenza di tutte le proprietà
            e dei beni.
            Egli si curava prima di tutto della vita delle famiglie del Coloni, poiché conosceva  le
            difficoltà e la fatica del loro lavoro: era solito muoversi in bicicletta, e, con modestia
            e buon senso, si recava nei fondi per verificare le necessità di ciascuno.
            Dopo la festa di San Martino - fine dell'annata agraria - provvedeva, secondo  l'usanza
            dei Siccardi prima e dell'Opera Pia poi, alla fornitura delle nuove barbatelle di vigna
            e delle piante da frutto da sostituire:
            La prima fornitura di rilievo fu effettuata nel 1957, quando l' Ente prese in carico i
            contratti   di   mezzadria   e   diede   un   grande   impulso   alle   coltivazioni;   infatti   furono
            assegnati a ciascun colono  dalle 30 alle 50 piantine di albicocchi e altrettante barbatelle
            di viti, oltre che in media  kg.20  di solfato di rame, kg. 30 di zolfo, 40 kg di filo di ferro e
            n. 50 fra carasse e pali.
            Il Fattore si occupava inoltre della cantina, delle forniture di materiale e di piante,
            dell'organizzazione delle vendemmie e della manutenzione delle case coloniche.
            Al  temine   di   ogni   annata   agraria   egli   consegnava   agli   uffici   amministrativi   un
            rendiconto di tutte le spese sostenute per ogni fondo, come si può vedere dallo
            stralcio della tabella riepilogativa in cui sono indicati gli importi di: luce, verderame,
            zolfo, acqua, contributi, e gli incassi della quota parte della vendita di frutta e vino.











            Cerisola Giuseppe morì quasi centenario ospite della Casa di Riposo che aveva
            contribuito a costituire e che aveva servito con dedizione per tutta la vita.
                                                          Una   testimonianza   della  bontà   di  quest'uomo
                                                          semplice   e   scrupoloso   ci   è   trasmessa   da
                                                          Giuseppe  Pino   Rossello,  che   ricorda   con
                                                          commozione un aneddoto vissuto da bambino,
                                                          quando:  “incaricato dalla madre di recarsi alla
                                                          cantina   per   comprare   due   damigiane   di   vino,
                                                          inciampò   sul   selciato   e   una   di   queste   cadde
                                                          rovinosamente   dalla   carriola   usata   per   il
                                                          trasporto. Piangendo disperato si ripresentò suo
                                                          malgrado   alla   cantina   per   comprare   un'altra
                                                          damigiana di vino. Beppe, accertato quello che era
                                                          successo e conoscendo il sacrificio della famiglia
                                                          per una spesa non prevista, gli consegnò una terza
                                                          damigiana senza farsi pagare”.
            Foto: al centro  Cerisola Pellegro 1879 e la moglie Maria Noceto 1877 “Maria de Rive” e i figli: Giuseppe 1903, Pietro
            1907, Mario 1909,  Angelo 1913, dietro: Neri Erminia, Daniele Caterina, Parodi Teresa, Cerisola M. Rosa, Maria, Morena
            Giuseppe, Gravano Maria davanti: Cerisola Piera, Pellegro (Ino), Marisa, Anna, Pellegrino (Rino), Annunziata (Nunzia).
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