Page 19 - pag1-90
P. 19
in tasca. “Voglio vedere quante cazzate ho scritto… tante che non
me le ricordo più”, continuava a pensare.
Per andare alla Gran Madre, era sempre passato da Via Po.
Aveva sempre considerato una cosa legata all’altra. Zoppicava.
Quella caviglia, rotta e mal curata ai tempi della guerra partigiana,
gli aveva dato fastidio durante tutta la vita. Ora poi, con la
vecchiaia, era diventata un vero tormento.
Si fermò in Piazza Vittorio: “Che sole sulla Gran Madre! Che
meraviglia!”.
Delle urla, che provenivano da un gazebo posto proprio in centro
della piazza, richiamarono la sua attenzione: “Noi non siamo dei
delinquenti! Siamo degli antirazzisti!”. Un piccolo corteo di
giovani, comprendente anche un gruppo di extracomunitari,
probabilmente di qualche centro sociale, si era fermato davanti al
gazebo sovrastato da un cartello con la scritta: “Turin ai turinèis!
Via i clandestini!”. Da dentro il gazebo, un gruppo di persone di
varia età urlava: “Delinquenti! Delinquenti! Andatevene in Africa
con i vostri amici!”.
In un attimo, passarono alla vie di fatto: urla, spintoni, cazzotti.
Un ragazzo del corteo, caduto a terra, era stato investito da una
serie di calci assestatigli da un panciuto signore, incitato da alcuni
esagitati.
L’uomo senza età non esitò un istante. Agitando il bastone e
urlando una frase dei tempi andati si precipitò in aiuto del
malcapitato: “La mia patria è il mondo interooo!!!”. Fu raggiunto
da un cazzotto in pieno viso che lo lasciò tramortito. Si appoggiò
ad un lampione e cominciò a tamponare, con il fazzoletto, il
sangue che gli usciva dal naso, probabilmente rotto. Era partita
anche la montatura degli occhiali. Ormai, si stavano picchiando
tutti in una gigantesca rissa.
Nel frattempo, arrivò, a sirene spiegate, la polizia.
19