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“Se è per questo ho curato anche repubblichini e tedeschi. Sono
        un medico, non dimenticarlo”.
          “Hai sempre la risposta pronta per mimetizzarti. Adesso con chi
        starai? Monarchia o Repubblica?”.
          “Repubblica, Repubblica…”.
          “E in politica?”.
          “Con De Gasperi, non c’è dubbio. Nenni e Togliatti sono dei
        grandi capi, ma hanno l’Unione Sovietica dietro. Noi dobbiamo
        avere dietro, anzi davanti, gli Stati Uniti. Il futuro sta tutto lì. E tu
        starai con i tuoi amici garibaldini?”.
          “Certo, con chi se no?”.
          “Dovresti   pensare   seriamente   al   tuo   futuro,   con   quella   bella
        ragazza. Sai da che famiglia viene. Ti posso dare una mano…”.
          “Una mano?”.
          “Certo!   Con   suo   padre…   con   me   ha   un   debito   di
        riconoscenza…”.
          “Lascia stare, lascia stare con la riconoscenza… mi arrangerò da
        solo…”.
          “Da giovani, si fanno delle valutazioni spesso sbagliate…”.
          “Lo so, lo so, che tu non sbagli mai. Hai sempre il vento in
        poppa. A me, invece, piace averlo in faccia”.
          “Contento tu…”, lo zio si era alzato dal tavolo, doveva rientrare
        in ospedale.




          L’uomo senza età ora passeggiava, appoggiandosi ad un bastone,
        lungo la Via Po, sotto i portici, dove si trovavano molti banchetti
        per la vendita di libri usati. Libri, libri, quanti ne aveva letti, quanti
        ne aveva scritti. Gli piaceva sfogliarli per vedere se c’erano delle
        dediche. Vecchie storie, finite lì, ammucchiate su dei banchetti. Ad
        un tratto, ne vide uno un po’ sgualcito. Era un suo romanzo,
        pubblicato tanti anni prima. Lo acquistò e controllò se c’era una
        dedica, ma la pagina era bianca. “Meno male”, pensò, e se lo mise



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