Page 20 - pag1-90
P. 20
Furono fermati in molti e condotti in questura per
l’identificazione. I feriti, tra i quali l’uomo senza età, furono fatti
salire su un furgone e condotti al pronto soccorso.
L’uomo senza età guardava quei ragazzi. Una domanda gli
frullava in testa: “Che giovinezza staranno vivendo?”.
“Per favore, faccia un bel giro, tanto c’è tempo…”, una donna
elegante, senza età, si era rivolta all’autista indicando con un dito
la direzione da percorrere che era opposta al luogo che voleva
raggiungere. Un luogo dell’anima che lei, che per tutta la vita non
si era quasi mai mossa da Torino, aveva osservato solo da lontano.
A volte, dall’alto della Mole, in mezzo a scolaresche in gita,
allegre, vocianti; o a turisti stranieri che sparavano con le
cineprese. C’era stata da giovane, in quel luogo, non da sola. Ci
andava con un ragazzo dagli occhi vivaci. Si sedevano sulla
scalinata e parlavano del mondo. Da sola, non c’era più tornata:
sarebbe stato solo evocare malinconia. Non si era più voltata
indietro. Aveva vissuto guardando in avanti, sempre in avanti.
Si recava ad un appuntamento, ma era in anticipo: “L’ora antica
torinese… l’ora vera di Torino” era il tramonto, che faceva
“ardere l’Alpi tra le nubi accese”. Ora le nubi erano ancora così
candide.
Che idea quell’appuntamento! Aveva disdetto un consiglio
d’amministrazione importante per recarsi in quel luogo senza
neppure avere la certezza di ritrovare l’unica persona verso cui
aveva ancora delle curiosità, delle parole non dette. Un
appuntamento organizzato da amici degli amici, in un turbinio di
telefonate. Le batteva il cuore: chi lo avrebbe mai detto! Per cosa
poi. Quell’incontro, salvo un imprevedibile miracolo, si sarebbe
trasformato in un’altra discussione senza fine. Alla sua veneranda
età, passi litigare in un consiglio d’amministrazione, ma farlo in un
20