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pensava: “Se in Italia almeno ci fosse stata la riforma protestante…
forse sarebbe stato meglio… la rivoluzione era un’esagerazione ma
la riforma… forse… ma qui si fanno solo controriforme… di
rivoluzioni… poi… chiacchiere… solo chiacchiere… per
fortuna…”.
In un angolo della piazza, c’era un pulman completamente
fasciato da manifesti elettorali. C’erano le elezioni. Se n’era quasi
scordata. Tanto, non andava più a votare da tempo.
Continuò a camminare e si trovò di fronte al Teatro Regio. Lesse
il programma affisso in grandi bacheche: “Tannhauser, L’elisir
d’amore, La Traviata… che barba! Sono proprio vecchia! Quasi
come queste opere. E poi a me piaceva di più l’operetta”. Si sedette
nel dehors di un bar. Chiamò l’autista con il cellulare: “Venga fra
un quarto d’ora, sono in un dehors vicino al Regio. Ordinò un
gelato.
L’autista passò a prenderla: “Cos’ha signora nel sacchetto?”, era
la prima volta che la vedeva in versione “casalinga”.
“Ho fatto spesa…”, gli rispose tutta allegra e compiaciuta.
L’auto si avviò verso Via Po. Ad un incrocio, sbucarono
improvvisamente un ragazzo e una ragazza. Sembrava che lui
inseguisse lei. L’urto fu inevitabile. Il ragazzo fu scaraventato sul
selciato. La ragazza rimase in piedi.
L’autista si precipitò verso il ragazzo steso a terra: “Che hai?
Come ti senti? Perché correvate? Non avete visto il rosso?”.
“Mi fa male la gamba, sanguina un po’… correvo dietro a quella
stronza…”.
“Presto! Portiamolo al pronto soccorso! Non state lì a cianciare!”,
la signora dall’auto indicava la cosa più logica e urgente.
“Ti fa male la gamba?”, la ragazza cercava di capire se l’urto
avesse provocato danni seri al suo amico.
“Ti preoccupi per me? Ma se hai appena finito di leggermi la
vita; di dirmi che sono uno sfaticato. Dalla rabbia, sono finito sulla
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