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Quell’uomo, senza età, che percorreva la Via Roma, si guardava
attorno, cercava un particolare che gli stimolasse il ricordo. Per
quasi tutta la vita si era tenuto lontano da Torino, la città della sua
giovinezza, perché in qualche palazzo barocco c’era una lei, così in
vista e così nascosta. In ogni caso, un’isola “Non Trovata”, aveva
ragione Gozzano.
Su un tabellone, che pubblicizzava una multisala
cinematografica, uno sfregio: una scritta volgare e razzista, a
ricordargli i tempi presenti.
Pensava: “Il Paese è tornato indietro o, forse, è precipitato in
avanti, verso nuove frontiere: quelle del nulla travestito da tutto, in
una corsa globalizzata, termine ormai di moda. Era finita un’epoca,
almeno così si diceva, e ne stava iniziando una nuova fatta di
barbari che parlavano un linguaggio nuovo, incomprensibile, senza
riferimenti alla storia, alla cultura, al passato. Lo facevano
volutamente, se ne vantavano. Erano loro il futuro, quello del fare
per fare. Per fare che? Per dire che? Chiacchiere, parole senza idee.
Dove erano finiti gli intellettuali? Piagnistei, settarismi, altro che
battaglia culturale. E lui con loro, ma sempre più solo”.
Gli si parò davanti un manifesto, che pubblicizzava vacanze
esotiche, contenente una scritta: “Il mondo cambia troppo in fretta
per stargli dietro”.
“E chi voleva stargli dietro!”. Sentiva la fatica del vivere da
incazzato. E poi… non sapeva più con chi prendersela. O meglio:
se la prendeva con troppi. Solo, senza età. Ormai, senza un
presente né un dopo.
In Piazza San Carlo, c’era un gruppetto di musicanti: “Meno
male, un po’ d’allegria!”, pensò, mettendosi a cantare con loro: “O
sole miooo”. Aveva sempre pensato che valesse di più una canzone
napoletana di tutte le liturgie sulla Padania.
Si diresse verso Piazza Vittorio passando per Via Po. Proprio in
Piazza Vittorio, era una giornata di maggio meravigliosa, si erano
ritrovati, dopo mesi di separazione. Lui era stato in montagna a
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