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FOCE E NICEI
La Foce comprendeva l'area
molto grande e pianeggiante
che dalla via Aurelia arrivava
fino alle terre dette Siaggia, ed
era lambita, da entrambi i lati
dall'omonimo rio Foce.
Già compresa nella proprietà
dei Marchesi Serra era
suddivisa in piccoli
appezzamenti affidati ad
altrettanti coloni, anche se il
terreno alluvionale e sabbioso
non favorì mai grandi produzioni agricole, solo piccole parti erano coltivate a frutteto:
pesche, fichi, mandorle. Le altre porzioni erano prevalentemente invase dalle canne,
alternate ai bordi, da alberi di gelsi.
Data la sua posizione vicina al mare e al centro cittadino fu la prima ad essere
inghiottita gradualmente dall'espansione urbanistica e dalla costruzione degli edifici e
delle vie perpendicolari a viale Europa; non a caso nell'inventario Siccardi la parte
pervenuta all'Opera Pia è indicata semplicemente come: “area fabbricabile”.
Negli anni '60 scomparvero i lavatoi pubblici, presenti già in tempi antichi in via
Foce e ricordati dalla scrittrice Ada Negri - che soggiornò a Spotorno negli anni '20
del Novecento, la quale rimase così colpita dall'andirivieni delle donne del paese che
si recavano ai lavatoi, da citarle nel suo libro “ la casa in Liguria”:
“.......passano le donne che portano al lavatoio cumuli di biancheria, e la riportano
indietro detersa, attorcigliata a serpe, stillante nei capaci mastelli retti sul capo
difeso dal cércine.......Mirabili donne. Lavano tutto loro in paese: laverebbero i
panni dell'intero mondo, senza stancarsi......” *
Foto in alto: l'area della foce ai primi del '900.
*tratto da :“la casa in Liguria” di Ada Negri.
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