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“Ha paura? Ma tu abiti in collina. Quando ti accompagno a casa,
con quella cartella piena di vocabolari, mi sembra di scalare il
Monviso”.
“Sei tu che vuoi farla a piedi, quando ti gira! In ogni caso, è
quello che ho detto anch’io, ma mio padre per me non vuole
sentire ragioni. Temo che mi voglia allontanare da Torino non solo
per i bombardamenti… forse ha qualche sospetto sui miei
movimenti… un guardiano della fabbrica gli ha detto di avermi
visto in Borgo San Paolo con un ragazzo, che poi eri tu. Mi ha fatto
un sacco di domande…”.
“Come mai non vai con tua madre?”.
“Lei vuole rimanere a Torino, per non lasciare solo mio padre.
Verrà con me mia zia, sperando che non abbia qualche acciacco,
come il solito. Mio padre ha già informato i suoi amici del posto. E
tu che farai senza di me?”. La ragazza dalle fossette sperava che il
suo amico trovasse un modo per seguirla.
“Spero ancora di convincere mio zio, lui conosce gente in
Riviera… ci andavamo prima della guerra”.
“E per l’università hai deciso?”.
“Non m’iscriverò a medicina, come vorrebbe mio zio. Penso a
lettere… mio padre mi diceva sempre che avrei dovuto scrivere
perché sapevo osservare…”.
“Io m’iscriverò a giurisprudenza…”.
“Giurisprudenza? Ma se mi avevi assicurato che t'iscrivevi a
lettere! Hai cambiato idea?”.
“E’ mio padre che mi ha convinto…”.
“Questo tuo padre è sempre a mezzo… e tu non conti niente?”.
“Io voglio bene a mio padre. Come vedi, siamo simili…”.
Il ragazzo con gli occhi vivaci la strinse forte. Poi, scesero le
scale di corsa: “Universitààà!!! Stiamo arrivandooo!!!”.
“Mi raccomando: sii educato con Elvira, è una donna un po’ fuori
del mondo… tutta presa dal suo canto…”. Lo zio guidava
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