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“Tuo zio ha un modo tutto suo per muoversi nella vita. Segue
principi e sentieri tutti suoi. Non pretende mai di essere capito
anche quando può apparire ambiguo, con una morale troppo
elastica. Non tenta neppure di spiegarsi. Io ho cominciato ad
amarlo per le cose che non mi ha mai detto e che ho saputo da
altri”.
“E’ un uomo a volte chiuso… a volte misterioso…”.
“Credi che mi abbia mai detto di amarmi? Eppure, mi ama… ne
sono certa”.
“Zia ti devo dire una cosa…”.
“Dimmi…”.
“Al mare ci sarà quel mio compagno di scuola, quello che a volte
mi accompagna a casa portandomi la cartella…”.
“E me lo dici adesso? In treno? Se lo vengono a sapere i tuoi,
sono guai. Mi raccomando: non fate dei pasticci. Sei troppo
innamorata! Basta guardarti! Io ho una grande responsabilità verso
di te! Lo so come vanno queste cose…”. La zia era rossa in viso.
“Dice di non fare dei pasticci, che sa come vanno queste cose…
beata lei. Chissà se pensa al guanto come rimedio. No. E’ zitella,
figlia di Maria, penserà all’astinenza, alle preghiere. Ha avuto una
storia con un ufficiale dei bersaglieri, anni fa, ma non ne parla mai.
Da quello che si dice dei bersaglieri, non saranno stati solo bacetti.
Resta l’enigma se guanto sì o guanto no”, la ragazza dalle fossette
pensava, mentre, dal finestrino, vedeva scorrere la pianura
piemontese. Con loro, c’era l’autista che doveva occuparsi delle
valige, contenenti anche generi alimentari, ed aiutarle a sistemarsi
appena arrivate.
Finalmente, si erano ritrovati. Lei, da dietro la cancellata del
giardino dell’albergo, gli aveva dato della focaccia.
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