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“Ma sei matto? Non lo sai che il regime ha spie dappertutto?”,
rideva di gusto: “Ciao, scappo, mia zia mi starà cercando. Ci
vediamo questa sera in galleria: tienimi il posto in prima fila”.
“Ciao, porta qualcosa da mettere sotto i denti e una bottiglia di
vino così festeggiamo l’anniversario con gli amici”.
Era l’anniversario del loro primo bacio, scambiato un anno
prima, in una chiesa.
Le si era dichiarato durante un compito in classe di greco, verso
la fine dell’anno scolastico. Mentre lei lo stava facendo copiare, lui
le aveva sussurrato, tenendo una mano davanti alla bocca: “Mi
sono innamorato di te…”.
“Anche io… ma adesso sbrigati a scrivere prima che si scateni la
talpa…”.
“La talpa” era una professoressa che ci vedeva pochissimo. Fin
che stava alla cattedra, tutto filava liscio per quanto riguardava le
copiature ma quando si “scatenava”, come dicevano i suoi studenti,
cominciava a girare tra i banchi e allora erano guai: “Silenzio! Non
deve volare una mosca durante il compito in classe! Tenete le mani
sul banco! Signorina, che fa lì imbambolata? Se ha finito consegni,
altrimenti scriva e non si distragga. Che fa? Guarda la carta
geografica?”, intanto, procedendo a tentoni, urtava i banchi, le
imposte aperte delle finestre e i vasi di fiori.
Dopo quella reciproca dichiarazione d’amore, non avevano più
avuto occasioni per stare soli e scambiarsi il fatidico bacio, prova
concreta dei loro sentimenti. Lei lo aveva notato fin dai tempi del
ginnasio. Una volta, gli aveva infilato nella tasca del cappotto un
biglietto con una poesia: “E’ la prima che ho scritto. Dedicata a te,
ragazzo dagli occhi vivaci. L’ha letta anche mia madre. Ne
scriverò delle altre e, quando sarò vecchia, le farò pubblicare. La
raccolta si chiamerà I fiori del sole. C’era anche un post scriptum:
“Non farai leggere la mia poesia ai tuoi amici per prendermi in
giro?”. La poesia parlava di due ragazzi che, dalle loro case e alla
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