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Erano arrivati in bici portando un grammofono e molti dischi.
        Armeggiarono un po’ con le puntine e un po’ con la manovella
        della molla. Finalmente, si udirono le note di una canzone. Si
        misero a ballare e a cantare tutti insieme: “Non dimenticar le mie
        paroooleeee… bimba tu non sai cos’è l’amor… è una cosa bella
        più del soleee…”.
          “Non c’è qualche disco di musica americana?”, fece la ragazza
        con le fossette.
          “Ma sei matta? Qui all’aperto, in mezzo a tutta questa gente?”.
        Cola, che, tempo addietro, aveva preso delle sberle perché aveva
        detto, in una sala da ballo, che solo delle teste di cazzo potevano
        impedire di suonare il jazz, si era fatto prudente: “Belin di fascisti!
        Bisogna   stare   all’occhio!   Sono   teste   di   cazzo:   non   rispettano
        nessuno, se non si è dei loro. Coppi ha vinto il giro d’Italia e per
        premio lo hanno spedito in Africa. L’Africa non la rischiamo più
        perché   ci   hanno   cacciato   via,   ma   c’è   sempre   il   rischio   della
        galera”. Suonava la batteria in un gruppo chiamato Baby Band, poi
        ribattezzato Piccola orchestra.
          “Il Minculpop ci controlla anche qui? Alloraaaa… prudenzaaa…
        astinenzaaa…   aaameeennn”,   il   ragazzo   dagli   occhi   vivaci
        scherzava benedicendo gli amici.
          Ogni giorno “inventava” nuovi giochi che coinvolgevano grandi
        e  piccoli. Molto  in  voga  era  “regina  reginella”. Una  bambina
        svolgeva il ruolo di regina e tutti gli altri quello dell’ambasciatore.
        La regina, voltata, e gli ambasciatori si ponevano ai due estremi
        del campo da gioco, che era la spiaggia. Scopo del gioco era
        raggiungere per primi la regina. Ciascun ambasciatore, a turno,
        recitava la filastrocca: “Regina Reginella, quanti passi devo fare
        per arrivare al tuo castello con la fede e con l’anello?”. La regina
        rispondeva variando sempre: “Quattro passi da leone, cinque passi
        da canguro, due passi da formica, tre passi da gambero”. Poi,
        contava sino a tre e si girava di scatto: “Alt! Ti ho visto!”. Il
        giocatore doveva fermarsi all’istante rimanendo, molto spesso, in
        buffe pose. Più le pose erano buffe più scatenavano la fantasia del


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