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Capitolo Quarto








          All’università, la ragazza dalle fossette e il ragazzo dagli occhi
        vivaci facevano parte di un gruppo di amici che provenivano, quasi
        tutti, dallo stesso liceo ed erano iscritti a facoltà che avevano sede
        in Via  Po. Li  chiamavano  gruppo Maramao  perché cantavano
        sempre in coro la canzone “Maramao perché sei morto?”, con
        qualche variazione del testo che suonava come una sfottitura al
        regime: “Maramao perché sei morto? Il camicin non ti mancava,
        l’abissina   era   nell’orto,   l’orbace   avevi   tuuuu…   Maramao,
        Maramao fanno i camerati in coro… Maramao, Maramao e il
        Perducca fa bao, bao, bao, baoooo… ”.
          Il Perducca era un fascistissimo professore di letteratura italiana
        fissato su D’Annunzio. Gli assomigliava persino fisicamente.
          “Professore, il D’Annunzio era poco prestante… un po’ come il
        Leopardi…”, la ragazza con le fossette “provocava”.
          “Lei chi è? Da dove esce?”. Il professore la fissava dall’alto delle
        scale del rettorato.
          “Sono iscritta a giurisprudenza”.
          “Volevo ben dire… lei ha fatto un paragone improponibile: il
        Leopardi?  Un  passero  solitario,  invece  il  D’Annunzio, sommo
        poeta, era un guerriero, amava le belle donne e n’era riamato. Cose
        turche! Basti pensare alla Duse. Lei sa chi era la Duse?”.
          “Un’attrice…”.
          “Brava!”, al Perducca brillavano gli occhi, quando pensava al
        Vate avvinghiato alla passionale Eleonora.
          “Turgido seno/vorrei sfiorarti come vento sereno/Cosce bianche,
        spumeggianti/Onde   di   maestrale/Come   prora   di   nave/Vi   vorrei
        solcare”, il ragazzo dagli occhi vivaci declamava: “Professore,



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