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Il sacerdote aveva fatto una predica ipocrita, retorica e priva
        d’umanità.
          “Hai sentito che razza di parole in una chiesa? Davanti ai suoi
        genitori!   Che   vergogna!”,   il   ragazzo   era   indignato.   Stavano
        rientrando in centro, a braccetto.
          “Eh, non penserai che tutti i preti siano raffinati filosofi, colti,
        ricchi d’umanità. Anche nella Chiesa ci sono i cavalli bolsi…”.
          “Se   avevo   qualche   dubbio,   oggi   me   lo   sono   tolto.   Viva
        l’illuminismo!”.
          “Eh, che tristezza… me la sento nel cuore”. La ragazza aveva i
        lacrimoni.
          Quella tristezza sarebbe riapparsa in quei momenti della sua vita
        in  cui   non riusciva a  darsi   pace;  in  cui  si  sentiva   sopraffatta
        dall’angoscia, dal dolore, per le tante ingiustizie che le passavano
        accanto. In quei momenti, si sentiva inadeguata, quasi inutile. Non
        riusciva a darsi una spiegazione sul senso della vita. Poi, il suo
        realismo, il suo senso del dovere, dentro i confini tracciati dal
        padre, riprendevano il sopravvento.































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